Dammi da bere!
Ti sarai certamente trovato al capezzale di un ammalato che con un fil di voce o con uno sguardo chiede una goccia d’acqua. A me è capitato di essere ricoverato, desiderare l’acqua e trovare un’infermiera che a più riprese mi inumidiva le labbra con una garza. Ne ho bevuta di acqua, ma quelle gocce sono uniche, indimenticabili, associate a una tenera presenza amica. Quell’acqua ha mitigato l’arsura della febbre ed è arrivata fino al cuore.
Dammi da bere! Nulla di più umano e di più semplice di questa richiesta; in alcune circostanze non è neppure necessario chiedere da bere perché “la sete si vede”. Tutti sappiamo per esperienza cosa significa sete! Desideriamo dissetarci ed essere dissetati, ma possiamo scordarci di dissetare. Anche Gesù ha avuto sete! In Lui, vero uomo e vero Dio, s’incrociano la sete di Dio e dell’uomo.
Dammi da bere! Queste parole sulle labbra di Gesù condensano la richiesta dell’uomo a Dio e di Dio all’uomo. Dio e uomo, due assetati che si dissetano nella misura in cui ognuno disseta l’altro. L’autore del salmo 62 esprime il desiderio di Dio con queste parole: “Ha sete di te l’anima mia!”. Sant’Annibale commentando questo testo, allusivo anche all’incontro con la donna di Samaria, coinvolge i suoi poveri: «Gesù ha sete di anime; ti dice: “ho sete, dammi da bere!”. Oggi Gesù ha sete di te, e ti dice: “Creaturina mia, ti voglio, ti desidero, mi voglio unire con te e perciò mi sono fatto pane”. Cosa gli rispondi? Digli: “Mio Gesù, tu vuoi aver bisogno di me, vuoi venire in questo mio cuore ecc. Ah! Io voglio avere sete di te! Sì, ti desidero, ti sospiro, ti bramo, vieni e dammi da bere!”». Con la sete Gesù esprime il desiderio di essere amato, ma non solo… Egli, come ogni uomo, ha sete anche di “sorella acqua” : «… tutte le volte che avete dato da bere ad uno di questi fratelli più piccoli l’avete fatto a me». (Mt 25,35). La vita presente e futura dipende dall’acqua che abbiamo o non abbiamo a disposizione. Anche la vita del “regno futuro” dipende dall’acqua che oggi diamo o non diamo al Re presente nell’assetato. Nelle nostre regioni è difficile trovare persone che non dispongono di acqua, ma nel sud del mondo vivono milioni di uomini, donne, bambini, anziani che invocano l’acqua che noi abbiamo in abbondanza e che, forse proprio per questo, non apprezziamo e sciupiamo.
Per il discepolo di Gesù l’impegno nella cura della casa comune, in particolare per la salvaguardia delle risorse idriche, non è un’opzione secondaria, ma parte integrante della vita cristiana. Da qui la necessità che anche l’educazione alla vita cristiana si soffermi sulla questione ambientale in generale e idrica in particolare. Questo impegno può considerarsi come il primo annuncio del vangelo a chi non lo conosce. Inoltre, non scordiamoci che l’acqua – come il grano/pane, l’uva/vino, ecc. – è elemento indispensabili per la liturgia cristiana mediante la quale si attualizza la nostra salvezza. Infatti, la santificazione dell’uomo è significata per mezzo di segni sensibili (acqua compresa) e realizzata in modo proprio a ciascuno di essi. La tutela dell’acqua è necessaria anche per i suoi significati culturali e religiosi, non solo per quello che è, ma anche per ciò che significa. Si pensi al ruolo dell’acqua nella vita e nella tradizione della Chiesa. Prima di tutto consideriamo l’acqua del battesimo – che purifica dai peccati e fa rinascere nell’innocenza per mezzo dell’acqua e dello Spirito Santo – e poi ai gesti liturgici e devozionali come l’aspersione con acqua benedetta, la liturgia della Veglia Pasquale, il legame stabile tra acqua e guarigione (per esempio a Lourdes), la presenza dell’acquasantiera collocata all’ingresso delle chiese per il segno di croce in ricordo del battesimo e, infine, anche ai pellegrinaggi a Lourdes o sulle sponde del Giordano, ecc.
Dammi da bere! Cari amici, l’acqua è simbolo del grido dei poveri. Ascoltiamo questo grido nel corso della Quaresima appena iniziata, ascoltiamolo quando usiamo l’acqua per lavare, lavarci, dissetarci, irrigare, ecc.; rispondiamo secondo le nostre possibilità, senza sciupare “sorella acqua”. Sembra cosa da poco, eppure «chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa» (Mt 10,42).