Pregare senza stancarsi

Pregare senza stancarsi

di Annibale Maria Di Francia

L’ESEMPIO DI GESÙ …

La perseveranza nella preghiera comporta che si debbano anche ripetere le stesse preghiere ed orazioni tutta la vita. Nostro Signore Gesù Cristo ci diede l’esempio della perseveranza nella preghiera. La sua vita mortale fin dal primo istante della sua incarnazione all’ultimo respiro sulla croce fu una continua preghiera di giorno e di notte. Morendo mandò un grido grandissimo nel quale

si raccoglievano i desideri del suo divino Cuore anelante la gloria del Padre suo e della nostra salute;

si raccoglievano tutte le sue divine preghiere. Introducendo la parabola della vedova che chiede giustizia, Gesù ricorda che «Oportet semper orare et nunquam deficere» (Lc 18,1), che si spiega: «Bisogna sempre pregare e mai stancarsi di pregare». Abbiamo detto che si debbono ripetere sino alla fine anche le stesse preghiere. Per questo di Nostro Signore Gesù Cristo fu detto nel Vangelo che nell’orto pregò ripetendo la stessa preghiera (Mt 26,44).

 

… E DELLA CHIESA

La santa Chiesa fa recitare ai Sacerdoti ogni giorno il Divino Ufficio nel quale si ripetano i Salmi del santo Profeta Davide. Quando si recitano delle Novene, e comunque s’intraprende qualche corso di preghiere speciali per ottenere grazie, non bisogna mai interromperlo, ed è cosa conveniente che si conservi anche per quanto si può lo stesso orario.

Quando si aspetta qualche grazia speciale, di gloria del Signore, di nostra santificazione, dei beni delle anime e simili, bisogna perseverare nella preghiera dirigendola sempre al perfetto adempimento del divino misericordioso volere del Cuore pietosissimo di Gesù.

 

DUE IMPORTANTI PARABOLE

Bisogna tener presente quel divino insegnamento del Vangelo che si racchiude in quella parabola dell’amico che di notte batte alla porta di un amico per domandare tre pani per un amico che gli era arrivato in casa (Lc 11,5-8) e l’altra parabola della vedova che importunava il giudice iniquo per farle giustizia (Lc 18,1-8).

Nell’uno e nell’ altro caso è detto che nonostante le negative, ottennero entrambi ciò che volevano, «propter improbitatem – causa della loro insistenza». Ecco il frutto della perseveranza nella preghiera! Chi si indebolisce nello spirito della preghiera perseverante, s’indebolisce nella perseveranza di fare il bene.

 

L’ESEMPIO DI P. ANNIBALE

Ciò detto, come posso io dubitare che voi, Signore, non ascolterete la mia preghiera? O Gesù, voi ben conoscete i desideri del mio cuore! Voi ben conoscete le mie aspettazioni! «Commoda mihi tres panes – Datemi tre pani» (Lc 11,5), vi dirò con quell’insistenza dell’amico di cui parla il Vangelo! Datemi queste desideratissime, sospiratissime grazie, questi stimabilissimi beni, che da tanti anni desidero per la gloria vostra e salute delle anime! Se Voi, o altissimo mio Signore, avete dissimulato finora le mie preghiere, avete mostrato di non ascoltare, mi avete fatto vedere alle volte quasi un lampo, un guizzo di queste grazie e poi me le avete sottratte, ah! ciò non mi abbatte, non mi scoraggia, perché io mi appoggio interamente alla vostra parola, allorché diceste: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto» (Mt 7,7). Che m’importa o Signore, se indugiate? Vuol dire che riempirete maggiormente le mie brame. E non avete fatto in questo modo con la Cananea? Fingeste non ascoltarla, la rigettaste e, commosso dalla sua umilissima fiduciosa insistenza, esaudiste pienamente il suo desiderio (Mt 15,12-28). Io tengo fisse nella mia mente e nel mio cuore quelle due

parabole: quella dell’amico che notte tempo batte e ribatte alla porta di un amico per avere tre pani e quegli, vinto dalla richiesta, apre la porta e glieli concede «per la sua insistenza» (Lc 11,8); e l’altra della donna che insisteva presso un giudice iniquo … (Lc 18,2-9) e con entrambe concludeste dicendo che molto più il Padre vostro ci esaudirà quando noi preghiamo con perseveranza. 

NON MI STANCHERÒ DI PREGARE

“Recordare quod steterim in conspetu tuo” (Ger 18,20). Ricordatevi, Signor mio, che quantunque misero e vile qual io sono, non ho cessato, da tanti anni, e non vorrò mai cessare di supplicarvi per ottenere queste sospiratissime grazie! Si stanchino pure i miei occhi guardando in alto (Is 38,14), venga pure meno l’anima mia nell’aspettare la salvezza che viene da Voi (Sal 118,81), io non debbo cessare di gemere, di sospirare, di pregare, di sperare e di essere importuno! Che, se umanamente impossibile sembra il conseguimento di queste grazie, per i mille e mille ostacoli che vi si frappongono, ah! non è impossibile presso di voi ogni esecuzione della vostra volontà! Voi potete in un momento superare ogni ostacolo, distruggerlo, dissiparlo e disporre tutte le cose in modo che si renda docile e agevole ciò che pareva impossibile, e si compia ciò che sembrava insperabile. Infatti, o Signor mio, il vostro Apostolo Paolo ci esortò a sperare contro tutto ciò che si oppone alla stessa speranza, e così appunto io “spero contra spem” (Rm 4,18): spero, spero, spero; anelo desidero, gemo, supplico e son certo che non vi è noioso il mio lamento e il grido della mia necessità non vi conturba; spero che voi mi vogliate esaudire, avendo detto: «Io sono il Signore tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto; apri la tua bocca, la voglio riempire» (Sal 80,11).