2024 anno della preghiera

2024 anno della preghiera

Cari amici, l’anno che sta per iniziare ci avvicina al Giubileo del 2025. Papa Francesco desidera che il 2024 sia dedicato «a una grande “sinfonia” di preghiera» perché abbiamo bisogno di recuperare il desiderio di stare alla presenza del Signore, ascoltarlo e adorarlo. «Preghiera – prosegue Francesco – per ringraziare Dio dei tanti doni del suo amore per noi e lodare la sua opera nella creazione, che impegna tutti al rispetto e all’azione concreta e responsabile per la sua salvaguardia».

Preghiera come espressione dell’unità dei sentimenti, unità dei cuori e impegno di solidarietà nel condividere il pane quotidiano. Il calendario che hai tra mano vuole – senza alcuna pretesa – aiutarti a tenere presente l’importanza della preghiera illustrandone alcuni aspetti.

Innanzitutto, la preghiera come desiderio/sete di Dio. Col dire: La mia anima ha sete di Te!”, manifestiamo il nostro desiderio di Dio e contemporaneamente ricordiamo l’ardente desiderio di Dio per ognuno di noi. Sant’Agostino ci assicura che «qualunque cosa tu faccia, se desideri il Signore non

smetti mai di pregare. Se non vuoi interrompere di pregare, non cessare di desiderare. Se il tuo desiderio è continuo, continua è la tua voce».

Preghiera: ponte fra cielo e terra. La preghiera è luogo in cui il Padre incontra i figli, li abbraccia introducendoli nel segreto del suo cuore. Come Mosè, sul monte della preghiera contempliamo il volto del Signore; se l’incontro è stato autentico, i fratelli vedono risplendere in noi la luce del suo volto paterno e misericordioso.

Voi infermi fate più che pregare: soffrite, soleva dire il Servo di Dio Giuseppe Marrazzo. La croce, che non va cercata, ma accolta quando arriva, fa di ognuno di noi una preghiera vivente, un’offerta al Padre che ci ha donato la vita, sull’esempio di Gesù al quale nessuno toglie la vita perché la offre prima ancora di essere condannato.

Pietro Crisologo ricorda che Digiuno, preghiera ed elemosina sono inseparabili. Chi nel domandare desidera di essere esaudito, esaudisca chi gli rivolge domanda. Chi vuol trovare aperto verso di sé il cuore di Dio non chiuda il suo a chi lo supplica. Chi digiuna comprenda bene cosa significhi per gli altri non aver da mangiare.

Se dalla preghiera si alza un uomo migliore, la preghiera è esaudita. La preghiera non serve per cambiare Dio, ma per convertirci a lui, uniformarci alla sua volontà riassumibile nel comandamento dell’amore.

La preghiera è il telefono senza fili inventato da Dio. Vale a dire è un dono di Dio. La linea diretta con il Padre è sempre libera, dovunque. Noi ci scordiamo di contattarlo e sovente lasciamo squillare invano il telefono del Padre.

Sant’Annibale – che di preghiera se ne intendeva – ci ricorda che la preghiera è la chiave di tutti i tesori, ma non la sappiamo usare. Non basta aver accolto il dono della preghiera, consegnatoci nel Battesimo ma dobbiamo anche imparare come si prega, ripetendo con i discepoli: «Signore, insegnaci

a pregare!».

La preghiera è una sosta che rinfranca! Chi va in montagna sa bene che per giungere alla vetta bisogna fermarsi, ossia tralasciare ogni attività per respirare, recuperare forza, nutrirsi. Il tempo della preghiera non è tempo perso, ma tempo che dà senso al resto del tempo.

Dio parla nel silenzio. Ascoltare è l’inizio della preghiera! Il cuore umile si misura sulla capacità di stare in silenzio ed ascoltare attentamente. L’ascolto è il primo modo per vivere il comandamento dell’amore. Chi ascolta ama e chi ama ascolta con attenzione. La preghiera non parte dalla bocca che parla ma dall’orecchio che ascolta.

Per stare in piedi occorre stare in ginocchio. Dalla preghiera viene la luce per vedere e la forza per fare ciò che abbiamo visto. Sant’Annibale osserva che invano si affaticano i costruttori se il Signore non costruisce la casa (Sal 126), il tempo della preghiera è il tempo in cui Dio ci plasma… se ci lasciamo plasmare, ovviamente!

Le lacrime sono la preghiera del cuore. Le lacrime di gioia per le meraviglie compiute dal Signore sono un inno di lode. Le lacrime del cuore pentito invocano il perdono; quelle che salgono da un corpo ferito sono un grido al medico celeste. Le lacrime della vedova che ha perso il figlio commuovono il cuore di Dio. Gesù ha invocato il Padre con forti grida e lacrime, ed è stato esaudito (Eb 5,7).

Cari amici, quest’anno ci veda impegnati a pregare meglio. Ascoltiamo il Signore, maestro di preghiera, il quale ripete: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque, il Signore della messe perché mandi operai nella sua messe». Con sant’Annibale ripetiamo: «Manda Signore, operai nella tua messe».

 

  1. Bruno Rampazzo rcj

  Superiore Generale

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