P.Annibale e Melania Calvat

La questione Melania Calvat, tanto a cuore al Di Francia: nuovo slancio dopo la canonizzazione di sant’Annibale Maria nel centenario della morte della Calvat.

La questione Calvat, tanto a cuore al Di Francia ha ripreso un nuovo slancio dopo la beatificazione del (1990) e la canonizzazione (2004) del Padre Annibale Maria. Non senza difficoltà. Infatti la prudenza a trattare l’argomento, impostasi dopo la sua morte (1927), ne ha nel tempo stemperato il ricordo talvolta trasformatosi in oblio, atteggiamento che non ha risparmiato anche altre autorevoli personalità della famiglia rogazionista.

Filo conduttore del saggio è la vicenda biografica e spirituale di Melania Calvat che si intreccia con la vita e l’opera del Di Francia e che dall’osservatorio rogazionista è possibile dividere in due fasi.

La prima, segnata dall’apparizione della Madonna a La Salette (1846), dal periodo della sua formazione a Corenc, a Darlington e Cefalonia, dall’approdo a Castellammare di Stabia e a Galatina, è ricostruita attraverso la letteratura di orientamento “melanista” e “salettino”.

La seconda, dal sodalizio messinese (1897-1898) in poi, esclusa la parentesi di Moncalieri (1898-1899) e l’ultimo periodo francese (1899-1904), è ricostruita attraverso la ricca documentazione rogazionista.

L’uso delle fonti rogazioniste, in fase di inventario, di sistemazione e pubblicazione, incrociate con la copiosa produzione epistolare della Calvat, aiuta a delineare con chiarezza questo percorso.

Parziale e frammentaria, data la natura di questo studio specifico, è la documentazione francese e italiana che si riferisce ai luoghi di Castellammare di Stabia, Galatina, Moncalieri e ciò talvolta determina l’impossibilità ad esercitare i necessari controlli. Ad esempio l’ambiente di Castellammare di Stabia con le figure di Petagna, Fusco, Zola segnerà profondamente Melania Calvat. Proprio a Castellammare di Stabia infatti e per breve tempo, dopo il tentativo di Palermo del 1877 non condiviso da Giacomo Cusmano, Melania Calvat sperimenterà la «Règle de l’Ordre de la Mére de Dieu»; scriverà il memoriale «Visione dei costumi e delle opere alle quali saranno dedicati gli Apostoli degli ultimi tempi» e «L’apparition de la très Sainte Vierge» che mons. Zola, autorizzerà da Lecce nel 1879.

Questi importanti avvenimenti, non poteva che essere così, sono ridotti a dato cronachistico per la penuria di fonti edite e per l’assenza di ricostruzioni storiografiche attendibili, che non ne permettono una coerente valutazione.

Altro è il giudizio sul periodo messinese di Melania a partire dall’incontro con sant’Annibale a Galatina.

Melania vive qui da quasi cinque anni, ha superato 60 anni ed è provata nella salute. Preferisce e le è consigliato il clima temperato ed anche per questo è riluttante a tornare in Francia. Ma deve lasciare Galatina: non vuole o non può tornare in Francia, ha bisogno di un protettore in Italia; Zola è anziano, morirà nel 1998, e con lui va scomparendo la generazione dei vescovi e prelati dell’ambiente di Castellammare di Stabia. Ultimo sarà mons. Cecchini, ad Altamura.

Annibale Di Francia è pressato dall’avvenimento della soppressione della sua opera femminile. I suoi tentativi risultano disperati. Si rende conto che l’autorevolezza del personaggio può scongiurare l’inevitabile di fronte alla gerarchia ecclesiastica e all’interno della sua congregazione priva di una figura del calibro di Melania Calvat che possa direttamente gestire la sua istituzione femminile.

La sollecita pertanto a dirigere la sua congregazione femminile. La scelta è condivisa dall’arcivescovo di Messina, il cardinale Guarino. La Calvat accetta. Nella decisione oltre alle motivazioni contingenti concorrono le vicende autobiografiche che riaffiorano e orientano la sua scelta: il rifiuto di mons. Ginoulhiac ad ammetterla ai voti, l’esperienza di Cefalonia, i propositi di Castellammare di Stabia.

La permanenza a Messina, per Melania, equivale alla vita attiva. La congregazione femminile del Di Francia a Messina è una comunità di suore, novizie, postulanti in formazione, prive di una regola tutta ancora da definire e di un magistero tutto da organizzare a servizio delle orfanelle in crescente aumento. È una comunità da plasmare, una scommessa nei confronti della Curia arcivescovile, un progetto da perseguire. Melania organizza, dispone, redarguisce, punisce, accetta e licenzia, in una sorta di scambio delle parti (di transfert) lei si avverte e funge da padre mentre Annibale Di Francia funge da madre per la comunità femminile. Il protagonismo di Melania in quel laboratorio fondativo che è il Monastero dello Spirito Santo a Messina inciderà profondamente nella struttura identitaria della congregazione dedita all’assistenza delle orfane e dei poveri.

All’invocazione annibaliana «Manda Signore» si aggiunge il dato della missione cara a Melania Calvat degli «Apostoli santi» necessari a portare avanti l’opera, in una sorta di allargamento dell’orizzonte carismatico del mandato evangelico del Rogate recepito da Annibale Di Francia.

Anche la connotazione semantica e concettuale sarà coinvolta: «Le Poverelle del Cuore di Gesù» di antico richiamo francescano e di operosità sociale della Chiesa, evolvono nell’accezione di «Figlie del Divino Zelo», una connotazione immersa nella contemporaneità della missione da svolgere. Figlie, cioè, di un ardore appassionato ed operoso nello svolgere attività di promozione sociale, con la preghiera e l’apostolato.

Altrettanto per la congregazione maschile del Di Francia che diventa dei “Rogazionisti” e i cui postulanti per tanti anni saranno detti Apostolini. Rogazionisti, non più solo esclusivamente dediti ai poveri di Avignone, ma soprattutto perché depositari del messaggio evangelico a servizio della Chiesa.

Questi cambiamenti strutturali stimolati anche dal sodalizio del 1897 sono gravidi di implicazioni e producono scossoni. Il Di Francia consacra l’istituto di Altamura a Nostra Signora de La Salette, ma non consente la lettura del cosiddetto Segreto di Melania in comunità, pretende la sottomissione della Calvat ai «Prelati della Chiesa» e la sua riconciliazione con la gerarchia francese e con i Missionari Salettini. Ma invano. Melania Calvat lo disconosce e va per la sua strada.

Dopo la sua morte ad Altamura nel 1904, il Di Francia tenterà di realizzare quanto non gli era stato possibile concretizzare a Messina, quando Melania era in vita.

Nell’Orfanotrofio per le bambine dei soldati morti in guerra di Altamura egli trasferirà i suoi resti mortali. Attenendosi scrupolosamente alle prescrizioni canoniche, incrementerà la pietà popolare nei confronti dell’apparizione de La Salette e di Melania Calvat, che diventerà l’icona della sua congregazione femminile, la «madre spirituale e protettrice accanto a Gesù e Maria».

L’avanzata età non gli permetterà di coronare l’aspirazione di portare Melania Calvat agli onori degli altari, risanando così tutte le fratture consumate con i «Prelati della Chiesa».

Il suo lascito è alquanto difficile ed oneroso, ma il percorso è scandito e rintracciabile nella messe dei documenti prodotti e accumulatisi nel tempo e che in modo inequivocabile manifestano la sua volontà.

È necessario alla luce della sensibilità attuale, con serenità e rigore scientifico, ripercorrere l’intera vicenda umana di Melania Calvat con un profondo scavo negli archivi che conservano le sue testimonianze, renderle pubbliche e facilmente consultabili sottraendole così a facili operazioni apologetiche o denigratorie, per ricostruire circostanze, rapporti, condizionamenti e dinamiche attraversate da una personalità complessa, affascinante e risoluta che è entrata in relazione con la galassia rogazionista.

 

Pasquale Sardone