Intervista al Cardinal Joseph Ratzinger
Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede di Vito Magno
Cardinale Ratzinqer cosa La colpisce di più nel leggere la vita del beato Annibale Maria Di Francia?
Direi due scene con mendicanti. La prima quando era in convitto da studente. Un povero, venuto per mangiare esce beffato dagli studenti. Annibale lo segue, gli dà quanto può dare, l’abbraccia. Così si vede subito il suo profondo senso di umanità cristiana. L’altra scena riguarda un mendicante cieco, che segue nel quartiere Avignone e lì trova la sua vocazione.
In questo darsi ai poveri del padre Annibale Di Francia, fin da giovane, Lei vede una profezia valida a tuttoggi?
Direi assolutamente di sì. Solo perché il suo cuore era penetrato dall’amore di Cristo poteva essere così sensibile per gli altri, poteva realmente uscire e farsi servitore di tutti. La sua vita, per me, è la più evidente dimostrazione del nesso tra amore di Dio e amore per gli uomini, tra la preghiera e l’azione effettiva per i poveri
Cosa deve e quanto deve la Chiesa a quest’uomo?
Molto! Deve molto per avere fatto pubblico il grido del Signore: “Rogate”. Il “Rogate” come grande imperativo, che tramite la sua figura si è realmente incarnato nel mondo, ci indica la necessità di avere pastori e “operai nella messe del Signore”.
Il Di Francia è anche il primo ad avvertire il bisogno di promuovere le vocazioni, eppure cento anni fa i sacerdoti non mancavano!
Si vede che c’erano tanti sacerdoti, ma erano pochi i disponibili ad entrare nel misero quartiere Avignone. Questa era, mi sembra, anche la sua sofferenza. Si trattava di sacerdoti nobili, anche rispettabili e devoti, e pur tuttavia gli operai mancavano in questa tipica vigna.
Anche il cattolicesimo nell’epoca del Di Francia differiva dal nostro!
In quel tempo c’era ancora una cultura cattolica popolare. Essere cattolico e vivere in Europa era quasi la stessa cosa. Oggi I’indifferentismo, il relativismo, l’agnosticismo crescono. Pensiamo che in molte zone della Germania i non battezzati sono già la maggioranza! In questa situazione le vocazioni al sacerdozio sono divenute più rare, più difficili.
E quindi c’è più bisogno di preghiera!
Mi sembra importante capire che, solo se si crea questa disponibilità, forse non per tanti come avveniva all’epoca del Di Francia, ma per pochi che si accorgono del grido del Signore, il sacerdozio è una vocazione importantissima per il nostro tempo.