Il miracolo per la canonizzazione
Il 28-1-1993, a Iloilo City (Filippine), nasceva presso il “St. Paul’s Hospital” Charisse Nicole Diaz, da una gravidanza a termine, tramite parto eutocico; il liquido amniotico era tinto da meconio. Per tale ragione fu praticata profilassi antibiotica per via endovenosa e trattenuta in Ospedale oltre al dovuto.
In 6a giornata di ricovero, comparvero numerose crisi convulsive di differente durata (da 20” a 6’), febbre e i segni tipici di un interessamento meningeo: la neonata aveva un aspetto settico, pianto lamentoso, fontanella bregmatica “bombé”, vomito ripetuto, rigidità nucale, letargia. Fatti gli accertamenti di rito, i Medici curanti arrivarono ad una diagnosi di meningite batterica da pseudomonas. In seguito una ecografia cerebrale evidenziava un notevole idrocefalo comunicante con conseguente atrofia della corteccia cerebrale. Furono praticate numerose punture lombari con risultato: fuoruscita di liquor purulento con più di 1000 cellule, proteinorachia aumentata, glicorachia diminuita, così come si evidenzia nelle meningiti batteriche. Infatti all’esame batteriologico culturale si evidenziava il batterio “pseudomonas aeruginoso”, che all’antibiogramma risultava resistente a tutti gli antibiotici cimentati.
Perduta ogni speranza ed incorrendo in un grave errore terapeutico, si ricorse all’Imipenem, il quale è un antibiotico a largo spettro, comprendente cocchi e bacilli: gram positivi e gram negativi, incluso lo pseudomonas; antibiotico, nel 1993 di recente acquisizione, con notevoli effetti indesiderati a carico dei vari organi ed apparati. Per di più, come riportato dal “Repertorio Farmaceutico Italiano, Refi, 7a edizione 1993”:
1)non si può somministrare a soggetti inferiori ai 12 anni,
2)tanto più, è formalmente contro indicato in bambini al di sotto dei 3 mesi,
3)è formalmente proscritto per il trattamento di qualsiasi meningite in special modo da pseudomonas.
La situazione era tale che lasciava poco sperare sulla sopravvivenza o, nella migliore delle ipotesi, anche la eventuale guarigione avrebbe dovuto avere gravi esiti psico-motori invalidanti. I genitori della bambina, ambedue medici, avevano già predisposto il luogo della sepoltura.
Sollecitati da un parente Rogazionista, alcuni familiari ed amici iniziarono con rinnovata fiducia una novena di preghiere per la intercessione del Beato Padre Annibale, mettendo contemporaneamente una sua reliquia sul corpicino della bambina.
Charisse fu dimessa, in 36a giornata di degenza, completamente guarita malgrado l’atrofia della corteccia cerebrale, senza esiti psico motori, così come chiaramente rilevano, non senza meraviglia degli esaminatori, le perizie neuro-spichiatriche alle quali è stata sottoposta anche recentemente. A confermare ciò stanno le indagini strumentali: Eco e TAC, che dimostrano chiaramente la risoluzione dell’idrocefalo e della atrofia.
A conclusione del Processo Diocesano sul presunto miracolo, la Consulta Medica della Congregazione delle Cause dei Santi il 15 ottobre 2003, all’unanimità, ha concordato sulla inspiegabilità della guarigione e della totale assenza di esiti prevedibili.
Il Congresso dei Teologi prima e la Congregazione dei Cardinali poi hanno riconosciuto il nesso causale tra la inspiegabilità della guarigione e la preghiera di intercessione al Beato Annibale, fornendo al Papa gli elementi per dichiarare formalmente con un Decreto l’esistenza del miracolo, che prelude alla Canonizzazione ormai prossima.a